Lo stesso Daguerre disperava che la sua invenzione non potesse essere in grado di produrre ritratti, per via delle esposizioni troppo lunghe, le speranze di poter fare ritratti con gli occhi aperti l'atteggiamento e la fisionomia normali sembrano ancora vane.
Samuel Morse in America nel 1839 prova a fare ritratti a moglie e figlia sul tetto di casa, in pieno sole sono necessari 20 minuti di posa dei soggetti ripresi, Robert Cornelius nello stesso anno apre uno studio fotografico New York e riesce ad eseguire il suo primo Autoritratto.

Robert Cornelius - 1839 - Autoritratto, Dagherrotipo

A Londra si aprirono i primi studi fotografici nel 1840, presto in tutta Europa iniziarono a diffondersi ed a affollassi di clienti, per aumentare la luminosità i primi studi di ritrattistica erano dotati di specchi che riflettono la luce del sole, le pose erano comunque una tortura per i clienti che dovevano stare 8/10 minuti immobili in posa con una luce accecante che gli batteva in faccia, mentre il fotografo passeggiava per la stanza con un’orologio in mano per controllare il tempo di esposizione.
Verso la fine del 1840 ci furono tre essenziali progressi tecnici:
(1) Voigtlander inventò un obiettivo più luminoso, progettato da Petzval, si diffuse rapidamente,
(2) si aumentò poi la sensibilità delle lastre coprendo una seconda volta la superficie iodata con alogeni diversi dallo iodio.
(3) John Goddard sottometteva la lastra argentata ai vapori di iodio, poi ai vapori di bromo e di cloro, la combinazione di questo acceleratore e l’obiettivo Petzval permise di fare ritratti in meno di un minuto.
L’americano Prosch nel 1841 servendosi del Quickstuff (una formula potenziata per ridurre i tempi di esposizione), aveva ridotto il tempo di esposizione a 25 secondi. I toni del dagherrotipo vennero arricchiti indorando la lastra, con il cloruro d’oro che dava alle parti luminose dell’immagine maggiore intensità.

Hermann Biow - 1847 - Alexander von Humboldt, Dagherrotipo

Appena ottenuti questi miglioramenti tecnici studi di ritrattistica furono aperti quasi in ogni paese del mondo occidentale, i loro proprietari provenivano da mestieri più disparati, in due settimane chiunque poteva acquisire le competenze tecniche sufficienti ad avviare l’attività, la produzione era enorme, si stima che nel 1855 nella sola America vennero prodotti 403.626 dagherrotipi!
L’inventiva americana introdusse notevoli miglioramenti tecnici, una dose maggiore d’argento fu aggiunta alle lastre con il trattamento elettrolitico.

Charles Meade - 1848 - ritratto di Louis Daguerre, Dagherrotipo

Nel 1853 soltanto a New York c’erano 86 studi fotografici, i più importanti quelli di Mathew Brady, Martin Lawrence. La concorrenza fece abbassare molto i prezzi delle stampe, dai 33 dollari per stampa grande a 8 dollari per uno piccolo, fino a 50 cents, 25 cents etc.. il lavoro veniva accelerato con una produzione di circa 1.000 dagherrotipi al giorno.
Il cliente acquistava un biglietto ed era messo in posa da un’operatore, qualcuno gli portava una lastra già preparata dal lucidatore e dal verniciatore, dopo averla esposta veniva sviluppata e indorata da un’altro addetto, un’artista poi la tinteggiava, 15 minuti dopo il cliente aveva il ritratto finito, i ritratti ottenuti con tale rapidità avevano una scarsa qualità, molti clienti delusi neanche li ritiravano.
Per quanto popolare il dagherrotipo era destinato a sparire, non si prestava a rapide riproduzioni, era fragile e doveva essere conservato sotto vetro.
Nel 1841 Fox Talbot migliorò il procedimento chiamandolo Calotipo (dal greco “bello”). Riuscì a brevettarlo lo stesso anno.
Nel 1843 Talbot organizzò un laboratorio di stampa, la produzione aumento’ talmente che fu possibile tirare migliaia di positive dal primo libro di Fox Talbot “The pencil of Nature”, 24 calotipi con testi descrittivi.

Fox Talbot - 1843 - Pagliaio, Calotipo

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