"Per fare buone fotografie non si richiede notevole esperienza, particolare abilità tecnica o materiali e attrezzature costose; tuttavia, per ottenere i migliori risultati il fotografo deve conoscere a fondo le caratteristiche delle pellicole a colori che usa." - Estratto dalla prima pagina.
Titolo: Kodak color films( E-77)
Autore: Kodak Eastman
Dimensioni: 12.7 x 2.54 x 20.32 cm
Data pubblicazione: 1972
Casa editrice: Kodak Spa, Milano
ISBN Pf. 2119/9.72 - 3
Diciture simili si trovano in quasi tutte le pubblicazioni tecniche dedicate ad un sempre più vasto pubblico che negli anni '70, oltre a voler scattare le proprie fotografie a colori, vogliono poter eseguire anche il processo di sviluppo e stampa. Ecco che nascono i primi "kit" della Kodak, accompagnati da svariati manuali ed indicazioni che guidano al trattamento, conservazione e stampa di negativi e diapositive.
La pubblicazione fa parte di una collana pubblicata dalla Kodak in 5 volumi negli anni '70, (pellicole a colori, negativi a colori, fotografia a colori in interno ed esterno, caratteristiche visive e fotografiche del colore) in cui viene data forte enfasi al nuovo prodotto, una pellicola chiamata "Kodacolor II", capostipite di una generazione che userà il processo di sviluppo "C41". Il negativo è costruito da tre emulsioni, in ordine sensibili a rosso, verde e blu, sotto il blu è presente un filtro giallo, contenente argento.
Il nuovo negativo, da 110mm e successivamente da 126mm, era stato progettato appositamente per la "Kodak Instamatic", una macchina automatica dotata di flash a scomparsa con bulbo AG-1, nata per risposta alle lamentele dei consumatori che avevano difficoltà nel montare i rullini. Dal costo iniziale di 16$, ne vennero venduti oltre 50 milioni di esemplari dal 1963 al 1970. Era dotata di obiettivo fisso da 43mm a f/11, con fuoco a 2/3m, e otturatore operante in automatico da 1/90 (normale) a 1/40 (con flash), alimentata da 2 batterie AAA.
L'unico accessorio in dotazione era il laccetto per tenerla in mano, non era presente sul fondo della macchina l'attacco del treppiede, data la natura dell'oggetto nato per essere tascabile e subito pronto all'uso.
Eliminata la "difficoltà" di caricamento del rullino, diminuite le dimensioni della macchina in modo da renderla trasportabile ovunque, tolta la possibilità di intervenire sui parametri di scatto, all'utente non restava altro che inquadrare il soggetto e premere il bottone.
Fù un successo istantaneo ed immenso, che avviò una nuova generazione di fotografia a basso costo. Il marchio Instamatic era talmente onnipresente che venne coniata come parola per riferirsi a qualsiasi macchinetta punta e scatta economica del periodo.