Si sostiene che la varietà di generi e specie vegetali non sia qualcosa di fisso e statico, ma il risultato mutevole della loro adattabilità all'ambiente. Alcuni hanno interpretato i fattori dell'ambiente esterno come delle cause meccaniche in grado di modificare la selezione naturale degli organismi, altri considerano questi fattori soltanto come l'occasione perché le forze della pianta-tipo si manifestino ora in una direzione, ora in un'altra.
Le diverse parti di cui è composta una pianta non stanno tra di loro in un semplice rapporto di causalità meccanica: il modo in cui ad esempio si sviluppano le foglie o i petali non è determinato dall'aspetto o dalla conformazione delle radici, ma sia gli uni che le altre sottostanno ad un complesso di leggi formative, il quale non è qualcosa di tangibile o percepibile agli occhi. Si tratterrebbe piuttosto di un quid immateriale, afferrabile soltanto col pensiero, ma osservabile nella forma, nei colori, o nella grandezza dei vari organi. Questo quid rappresenterebbe appunto il prototipo (Urpflanze) della pianta, le cui infinite e diverse estrinsecazioni tangibili consistono in un adattamento alle differenti condizioni ambientali in cui esso si imbatte di volta in volta.
Tutti gli organi di ogni pianta sarebbero costruiti secondo il medesimo principio formativo, al punto che ogni singola parte conterrebbe in potenza l'intero; le diverse parti, in tal modo, sarebbero in relazione tra di loro, e ognuna con il tutto. Goethe considera in particolare la foglia come l'organo principale in cui consiste la pianta, la quale deriva dalla capacità di metamorfosi di quella: foglie superiori ed inferiori, ma anche petali, stami e pistilli, non sarebbero che foglie metamorfosate, cioè trasformazioni di un medesimo organo.
Stampe realizzate in camera oscura - Carta opaca Ilford classic - Ingranditore Meopta Opemus
70x70 cm, 45x70 cm, 70x45 cm
Anno: 2016 – In corso –