Sin dal nostro primo respiro siamo consapevoli di essere dotati di un corpo. Col tempo prendiamo forma nel mondo, diveniamo capaci di un pensiero sviluppato sotto forma di linguaggio, creatività, introspezione.
L’eredità di cui disponiamo è l’impronta del genere umano, ci dà la capacità di percepire, capire, agire e formulare un pensiero, di avere una coscienza di sé, degli altri e del proprio ambiente. Lo studio dell’anatomia ci ha permesso di accedere ad inedite conoscenze, andando sempre più a fondo e analizzando ogni aspetto del corpo umano, fino al più microscopico degli organi per capirne le funzioni e le interconnessioni, cos’è che ci muove e mantiene in vita.
L’immaginario che evoca questa scienza ha dell’affascinante, ricordo quando riuscii ad avere una copia di Atlas d’anatomie. Lo comperai per le illustrazioni, centinaia di tavole anatomiche, disegni di muscoli in tensione, ossa e organi, ognuno di loro meticolosamente rappresentato e spiegato come fosse un raro esemplare. Giaceva su un tavolo di un libraio, mi feci trasportare dall’immagine disegnata sulla spessa copertina
Un profilo dove il viso era intatto e si apriva verso il collo. La pelle scoperta dal mento alla clavicola, rivelava strisce di muscoli e un groviglio di vasi sanguigni. Per macabra che fosse trovai questa immagine inappropriatamente bella…
Il volto mostrava un’espressione così serena che sembrava ci fosse qualcosa di intimo nella posa, il modo in cui la testa era stata delicatamente girata per mettere in risalto ogni dettaglio, come se fosse un invito “avvicinati qui, dai un’occhiata”.
Via via che leggevo il libro mi stupivo di come era scritto, di come ogni dettaglio sembrava perfettamente cucito intorno alle lunghe pagine di descrizioni.
Tuttavia pochi giorni prima, mentre scorrevo il testo per fugare un quesito, la parola che cercavo mi passò di mente e si fece avanti un dubbio… chi ha scritto questo libro? Niente sul retro né tra le prime pagine, solo il nome Henry Febiger, niente biografia o altre informazioni. Incuriosito iniziai a cercare nelle enciclopedie che avevo a casa e nelle biblioteche.
Ancora niente. Sicuramente ci doveva essere una spiegazione pensai, mentre continuavo le mie ricerche per antiquari non capivo come fosse possibile che l’autore di un libro così importante fosse stato dimenticato dagli storici, dai biografi e dagli studiosi del settore.
No, ci doveva essere una spiegazione.
Cercavo di mettere insieme i pezzi della vita di H.F. e mi accorsi che le informazioni erano sempre poche rispetto a ciò che rimaneva sconosciuto, qualcosa trovai sulla famiglia dopo lunghe ricerche: il padre, inglese, si trasferisce in Francia e poi si sposta in Italia, lui pare essere nato nel 1827; dove trascorse la giovinezza non è dato di sapere.
È come se H.F. fosse sempre stato un’identità fluttuante senza corpo, finché il 6 maggio del 1845 muove i suoi passi nell’università e pone la firma nel registro degli studenti di medicina.
Da questo punto in poi sono riuscito a rintracciare il suo percorso dagli esami, dai premi vinti, dai riconoscimenti ufficiali, ma niente di più di quello che si potrebbe descrivere come un curriculum di studi e successivamente di lavoro.
Da alcuni documenti venni a sapere che il 12 giugno 1861 era in programma un suo discorso all’università dove aveva studiato, successivamente gli sarebbe spettata una prestigiosa cattedra di chirurgia.
Nessuno riuscì a contattarlo, non si seppe spiegare il perché della sua assenza a quell’evento così importante.
Lo stesso giorno fu trovato morto. I manoscritti e le tavole originali perdute.
Il libro della mostra:
Layout delle foto in mostra:
Selected Works printed 70x70 cm on canvas | Selezione di opere 70x70cm:
Anno: 2016 – In corso | Tipologia: Progetto fotografico, allestimento mostra, stampa, layout libro. | Lingua : Italiano – Inglese